Tra XV e XVI sec. Catania era quasi capitale dell’isola, accoglieva molti forestieri; nel 1444, infatti, per opera di Alfonso il Magnanimo era sorto il “Siculorum gimanasium”, la regia-pontificia Università che godette a lungo il privilegio di essere la prima e l’unica della Sicilia. Contestualmente emersero alcune famiglie patrizie che occupavano tutte le funzioni pubbliche e acquisivano beni e privilegi. La famiglia Scammacca è una delle famiglie nobili più antiche della Sicilia. Antonio Scammacca (poi Fra Bernardo) nacque a Catania nel 1430 dal barone Matteo Scammacca del
Murgo, Senatore e poi Giudice della Città, e dalla baronessa di Cerami Angela de Rossi. Negli anni giovanili, fra gli alti incarichi affidategli, ci fu quello di soprintendente all’Annona. Educato dai genitori alle virtù cristiane, tuttavia, fu dedito a dissipazioni, ubriachezze e atti vari di prepotenza. Nel 1449 fu protagonista di un feroce duello con Giovan Fernando Platamone nel quale riportò una ferita al femore di cui ne è rimasta traccia nel suo cadavere (oggi corpo incorrotto, venerato presso la chiesa del Convento di San Domenico a Catania, prodigiosamente scampato dal terremoto del 1693). Da quella rissa passarono circa tre anni nei quali
iniziò a desiderare il refrigerio per le sue inquietudini ostinate e le grazie di una donna che pare frequentasse la parrocchia di santa Maria la Grande (oggi chiesa di San Domenico) fucina di frati domenicani formatori per la Sicilia e per le altre province d’Italia. In quegli anni, infatti, aveva preso avvio la riforma dei frati domenicani per la quale maestri generali e provinciali dell’Ordine auspicavano un ritorno al sincero fervore spirituale che tanto aveva caratterizzato il primo periodo della storia dei frati predicatori. Colpito dalle omelie e dalla magnanimità del palermitano fra Pietro Geremia (raffigurato mentre salva Catania da una colata lavica, nella pala d’altare di O. Sozzi esposta oggi nella chiesa di San Domenico) Antonio Scammacca si convertì e nel 1452 fu accolto nella comunità domenicana col
nome di Fra Bernardo. L’anno dopo cedette tutti i suoi beni patrimoniali in favore dell’ospedale San Marco (oggi Vittorio Emanuele). Nel 1466 fra Bernardo divenne Priore del convento di Catania. Durante la peste che nel 1480 infuriò nella città etnea e in tutta la Sicilia, fu al servizio dei bisognosi senza risparmiarsi. Un fatto curioso casuale ma che può essere senz’altro preso come simbolo del legame del santo con la Città, è la data della sua morte avvenuta l’11 gennaio 1487, lo stesso giorno del terremoto apocalittico che tre secoli più tardi colpì la Sicilia orientale, nel 1693 distruggendo chiesa e convento riedificati più tardi. Ed è altresì singolare che un suo discendente sia protagonista di un aneddoto. Pare che la mattina del 10 gennaio 1693, il barone Arcaloro II Scammacca incontrasse per strada una veggente e che questa gli predicesse la distruzione di Catania che infatti avvenne alle ore 15 dell’11 gennaio 1693 ; un quadro che si conserverebbe “in casa del Cav. Guglielmo Paternò Castello di Carcaci “(cit. in G. Merode e V. Pavone, Catania.Le Origini) si riferirebbe a tale episodio. Un altro segno del legame tra Fra Bernardo e la città di Catania è la sua statua sulla balaustra della Cattedrale di Sant’Agata, tra le nove statue eseguite tra il 1897 e il 1908 che raffigurano alcuni santi e vescovi catanesi.
Diversi i miracoli annoverati nel processo di beatificazione; nel 1825, papa Leone XIII lo proclamò Beato. Bernardo Scammacca fu il frate predicatore che scrutava i cuori, profetizzava e convertiva i poveri e i potenti, che univa l’amore tutto domenicano per la dottrina alla bontà e alla pietà verso il prossimo. Fissava lo sguardo sul suo più fulgido esempio di Carità a imitazione del Cristo: Domenico di Guzmàn, il fondatore dei frati predicatori, il Santo che osava, nella preghiera, piangere per le anime
dannate dell’inferno.
“articolo di Laura Napoli apparso sul quotidiano La Sicilia, il 10 gennaio 2019, pag. 20“