Caterina da Siena (1347-1380), figlia del tintore Jacopo di Benincasa e di Lapa di Puccio di Piagente, era una “Mantellata di San Domenico”, non era una religiosa ma una donna comune che donò la sua vita al servizio della Chiesa seguendo l’esempio di San Domenico; era dunque, per dirla con un termine nato successivamente, una “terziaria domenicana”.
Nel ‘300 la donna non era emancipata e riscontrava enormi difficoltà in ambito ecclesiale e sociale, eppure Caterina da Siena, quasi illetterata entrò nella politica internazionale dell’epoca scrivendo lettere infuocate a cardinali, prelati, religiose, re e regine, signori reggitori di città e repubbliche e persino al Papa (l’Epistolario), ottenendone ascolto, stima e riconoscente considerazione. Non a caso era in lei ” l’arte di scolpire i pensieri” (G. Papini). Fu infatti una “Mantellata di San Domenico” ovvero discepola del ” Santo atleta”, come è stato definito da Dante nel XII canto del Paradiso, Domenico di Guzman (1170-1221). San Domenico aveva infatti convertito gli eretici e infiammato i cuori tiepidi con l’arte della sacra eloquenza e con la tenerezza. Il fuoco della parola le veniva dallo zelo per Cristo e, in più occasioni, Caterina si confrontò con potenti uomini di governo ai quali ricordava che l’autorità è sempre “prestata a tempo, secondo che piace alla divina bontà”. Caterina da Siena fu anche a capo della missione diplomatica organizzata dai fiorentini a favore del ritorno del Papa dalla Cattività avignonese” (periodo della storia della Chiesa dal 1309 al 1377);
la sua azione fu così efficace, che Gregorio XI volle l’assicurazione della presenza di Caterina, già in odore di santità, in occasione del suo rientro a Roma proprio perché riteneva che lei potesse essere scudo e difesa della sua stessa persona. Caterina da Siena fu canonizzata nel 1461,dopo un lungo e difficile processo e proclamata Compatrona di Roma nel 1866 da Pio IX. Nel 1939 Pio XII le diede il titolo di Patrona d’Italia (insieme a Francesco d’Assisi) perché “si adoperò efficacemente per ridurre e ristabilire la concordia degli animi e delle città e contrade della sua Patria e, mossa da continuo amore, con suggerimenti e preghiere fece tornare alla sede di Pietro in Roma i romani pontefici che quasi in esilio vivevano in Francia “.
Nel 1970 Paolo VI la proclamò Dottore della Chiesa Universale perché, pur essendo semianalfabeta ci ha tramandato scritti sublimi (Dialogo della Divina Provvidenza e l’Epistolario). Nel 1999, infine, Giovanni Paolo II la dichiarò Compatrona d’Europa, insieme a Santa Brigida di Svezia e a Santa Teresa Benedetta della Croce.